L'uomo dei sogni
Anche quella mattina, Giulia si svegliò con
vago senso di nausea. Per la settima notte aveva sognato di fare con lui
le cose più esagerate che riuscisse a immaginare: passarsi la cicca già
masticata da bocca a bocca, strofinarsi i nasi come fanno gli esquimesi,
scambiarsi i calzini, persino dipingersi a vicenda le unghie dei piedi di
un rosso acceso.
Perché lui le apparisse sempre in sogno, Giulia non riusciva a
spiegarselo. Era alto, un po' grosso. Lo conosceva appena. Abitava in
fondo alla via: qualche volta lo incontrava lungo il marciapiede, con lo
zaino e i rollerblade, oppure ai giardini in bici o con lo skate.
Dondolava un poco, quando camminava, ma sullo skate era il più veloce:
saliva e scendeva anche i gradini dietro la fontana. Giulia era in prima
media: lui forse frequentava già un liceo o un istituto professionale.
Neppure Zaffira sapeva bene dove andasse a scuola. Se lo erano chieste un
giorno di settembre lei e Giulia, mentre lo guardavano, sedute sulla
panchina all'ombra dell'ippocastano. Ma poi avevano cambiato discorso,
prese com'erano a raccontarsi pettegolezzi sui professori e sui nuovi
compagni.
Quando lo incrociava sul marciapiede, Giulia abbassava gli occhi e non lo
salutava mai per prima. Se lui le sorrideva o le faceva solo un cenno con
il capo, lei allora gli rispondeva, ma appena sentiva le guance
infiammarsi, abbassava anche la testa perché diventare rossa non le
piaceva.
- Sei innamorata. - disse Zaffira, mentre entravano in classe.
- Innamorata? - rispose Giulia confusa. - Ma se non so neanche come si
chiama.
- Non importa. E' l'uomo dei tuoi sogni.
Giulia sospirò. Aveva undici anni e alla sua età nessuno avrebbe creduto a
simili sciocchezze.
- Ho undici anni, non sedici. Sono le sedicenni come tua sorella Esmeralda
che perdono la testa per il primo che passa.- gorgogliò.
Zaffira alzò le spalle per appoggiare lo zaino sul banco.
- Lui non è il primo che passa. Con quello che avete fatto insieme, siete
già molto intimi. - aggiunse.
A Giulia vennero i brividi. Non lo aveva ancora confidato all'amica, ma
quella notte aveva sognato di spidocchiarlo, cercandogli con cura anche le
verruche sui mignoli e sugli anulari.
- Innamorata cotta, cara mia. - continuò Zaffira. - Che ti piaccia o no. E
visto che non gli hai mai parlato, forse sarai stata stregata dal suo
odore.
Giulia storse il naso.
Nell'ultimo anno si era invaghita di una decina di cantanti e attori, che
aveva visto in tv o sui giornali, e per capire che erano tipi perfetti per
lei non aveva certo avuto bisogno di annusarli.
- Il suo odore! - protestò. - Come avrei fatto a sentirlo se non l'ho mai
neppure sfiorato?
- Incrociandolo sul marciapiede. - mormorò Zaffira.
- Vuoi scherzare? Ma se quando lo vedo, cammino sempre così veloce che non
potrei sentirne il tanfo neppure se puzzasse come una cimice schiacciata!
- Al tuo naso sembra di non sentirlo, ma il tuo cervello percepisce
profumi che neanche tu riesci a immaginare.
- Queste idiozie, le impari da tua sorella? - sorrise Giulia, mentre la
prof di italiano entrava e andava a sedersi alla cattedra.
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