Il serpegatto. Il demone dell'amore

di Emanuela Nava

L'uomo dei sogni
Anche quella mattina, Giulia si svegliò con vago senso di nausea. Per la settima notte aveva sognato di fare con lui le cose più esagerate che riuscisse a immaginare: passarsi la cicca già masticata da bocca a bocca, strofinarsi i nasi come fanno gli esquimesi, scambiarsi i calzini, persino dipingersi a vicenda le unghie dei piedi di un rosso acceso.
Perché lui le apparisse sempre in sogno, Giulia non riusciva a spiegarselo. Era alto, un po' grosso. Lo conosceva appena. Abitava in fondo alla via: qualche volta lo incontrava lungo il marciapiede, con lo zaino e i rollerblade, oppure ai giardini in bici o con lo skate. Dondolava un poco, quando camminava, ma sullo skate era il più veloce: saliva e scendeva anche i gradini dietro la fontana. Giulia era in prima media: lui forse frequentava già un liceo o un istituto professionale.
Neppure Zaffira sapeva bene dove andasse a scuola. Se lo erano chieste un giorno di settembre lei e Giulia, mentre lo guardavano, sedute sulla panchina all'ombra dell'ippocastano. Ma poi avevano cambiato discorso, prese com'erano a raccontarsi pettegolezzi sui professori e sui nuovi compagni.
Quando lo incrociava sul marciapiede, Giulia abbassava gli occhi e non lo salutava mai per prima. Se lui le sorrideva o le faceva solo un cenno con il capo, lei allora gli rispondeva, ma appena sentiva le guance infiammarsi, abbassava anche la testa perché diventare rossa non le piaceva.
- Sei innamorata. - disse Zaffira, mentre entravano in classe.
- Innamorata? - rispose Giulia confusa. - Ma se non so neanche come si chiama.
- Non importa. E' l'uomo dei tuoi sogni.
Giulia sospirò. Aveva undici anni e alla sua età nessuno avrebbe creduto a simili sciocchezze.
- Ho undici anni, non sedici. Sono le sedicenni come tua sorella Esmeralda che perdono la testa per il primo che passa.- gorgogliò.
Zaffira alzò le spalle per appoggiare lo zaino sul banco.
- Lui non è il primo che passa. Con quello che avete fatto insieme, siete già molto intimi. - aggiunse.
A Giulia vennero i brividi. Non lo aveva ancora confidato all'amica, ma quella notte aveva sognato di spidocchiarlo, cercandogli con cura anche le verruche sui mignoli e sugli anulari.
- Innamorata cotta, cara mia. - continuò Zaffira. - Che ti piaccia o no. E visto che non gli hai mai parlato, forse sarai stata stregata dal suo odore.
Giulia storse il naso.
Nell'ultimo anno si era invaghita di una decina di cantanti e attori, che aveva visto in tv o sui giornali, e per capire che erano tipi perfetti per lei non aveva certo avuto bisogno di annusarli.
- Il suo odore! - protestò. - Come avrei fatto a sentirlo se non l'ho mai neppure sfiorato?
- Incrociandolo sul marciapiede. - mormorò Zaffira.
- Vuoi scherzare? Ma se quando lo vedo, cammino sempre così veloce che non potrei sentirne il tanfo neppure se puzzasse come una cimice schiacciata!
- Al tuo naso sembra di non sentirlo, ma il tuo cervello percepisce profumi che neanche tu riesci a immaginare.
- Queste idiozie, le impari da tua sorella? - sorrise Giulia, mentre la prof di italiano entrava e andava a sedersi alla cattedra.

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