Caro mare

di Emanuela Nava

Oggi ho indossato il mio costume tropicale, quello con i pesci pappagallo e il barracuda sulla schiena. Ho infilato pinne, maschera e boccaglio e mi sono tuffata nella vasca da bagno. I barracuda sono pericolosi quando sono in branco, ma uno solo non fa paura a nessuno.
-Cosa fai, Lia?- mi ha chiesto mio fratello. Era entrato in bagno, senza neppure un oh di stupore.
Sono riemersa dal fondo degli abissi, soffiando sale e bollicine.
-Sto attraversando il Mar Rosso.- ho risposto. -Lo ha fatto anche Mosè molto tempo fa.
Francesco ha sorriso con un sorriso da pesce.
-Mosè lo ha fatto a piedi.
-Lo so. Appena scenderà la marea, camminerò anch'io.
Ho tolto il tappo e ho permesso che l'acqua del mare si ritirasse piano, lasciando tra le rocce e i coralli chiari del fondo solo pozze d'acqua trasparente. Erano tane così strette che potevano dare rifugio solo ai piccoli pesci e alle stelle marine.

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