Cara Na,
sono arrivata! Proprio sulla riva del mare,dopo una discesa da Pernat che non finiva mai, correndo, saltando, inciampando tra i cespugli spinosi. Incontrando asini e pecore. Anche un montone
che faceva paura. Ero pronta ad arrampicarmi
su un albero, se mi avesse attaccato.
Non l’ha fatto. È bastato non guardarlo
negli occhi perché capisse che non
avevo intenzioni bellicose. Lui era armato
di due belle corna ricurve, io solo
delle mie unghie dipinte di rosso.
A Pernat, dove vivono venti pecore,
cinque asini, sette nonni e mille faine,
dicono che di notte cantino gli spiriti,
ma io credo che siano i versi dei barbagianni,
quelli che odono i pochi turisti
che si avventurano fino a qua. Lo dice
anche Sofia, la nonna che ci ospita e ripete
che i turisti sono lochi, matti, e sorride:
devono inventarsi sciocchezze solo
per avere qualcosa da raccontare agli
amici, quando torneranno a casa. Ma se
avessero piú intuito, si comporterebbero
in modo diverso, non trascorrerebbero
il tempo a scattare foto tutte uguali
senza suoni e senza profumi.
Qui l’isola invece è talmente odorosa:
mare, animali, alberi. E cosí ricca di
suoni: mare, animali, alberi. Anche gli
alberi cantano, un canto potente o lieve,
ritmato dal vento o dal fruscio delle
nuvole. L’ho detto a Sofia: forse i turisti
non odono i barbagianni, ma i canti
degli alberi. Sei una poetessa, Alessandra,
mi ha risposto.
Cara Na, tua mamma è sempre strana
(loca)?
Ale
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