L'albero e il bambino

di Emanuela Nava

C'era un albero e c'era un bambino.
L'albero aveva molti nomi e anche il bambino ne aveva.
L'albero si chiamava Ombra, Gioco, Vento, Parola.
Il bambino si chiamava Picchio, Cinciallegra, Barca, Luna e Stelle.
In primavera l'albero aveva la chioma ampia e arruffata.
In inverno il bambino guardava l'albero dalla finestra della sua casa e pensava che la sua casa fosse una nave e il prato bianco di neve un mare di ghiaccio. Ogni anno il bambino faceva il giro delle stagioni con gli occhi che scrutavano i segni delle cose che nascevano e morivano.
Nascevano le foglie, i fiori, i frutti sui rami dell'albero. Nascevano e poi appassivano e morivano per lasciare il posto alle foglie, ai fiori e ai frutti che sarebbero nati dopo di loro.
"Tutto va e tutto torna," pensava il bambino. "E l'albero sa aspettare."
Anche il bambino sapeva aspettare. Aspettava le parole dell'albero: i sibili, i fruscii, i mormorii sommessi tra le fronde.
"Come ti chiami oggi, bambino?"
"Mi chiamo Picchio"
E il bambino picchiava piano sulla corteccia dell'albero per scoprire se all'interno del tronco fosse nascosta una tana segreta.

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